domenica 27 dicembre 2015

Da Mussolini al Presepe vivente ... Piccole cronache di piccola gente

Panorama di Maenza (Lt)
Ancora una volta i nostri amici di Maenza dimostrano uno spiccato senso dell'umorismo. 
O meglio suscitano ilarità da parte di tutti coloro che si trovano a dover leggere le recenti questioni portate agli occhi della cronaca.

Dopo il fantomatico ritiro della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini (con ottant'anni di ritardo e soprattutto a un morto di cui probabilmente ormai non resta neanche la polvere!), Gesto simbolico, non c'è dubbio, che vuole dare un segnale forte ma anacronistico e a mio giudizio insensato. 
La Nazione ha sorriso e qualcuno ne ha parlato. Non entro nel merito. 

Benito Mussolini, il cittadino defenestrato ...
Un'altra questione ha suscitato in me non poco sgomento. Il giorno stesso nel quale a Maenza si svolge il presepe vivente, una bella iniziativa che potrebbe dare lustro a uno dei più caratteristici centri storici del Lazio meridionale, sulla bacheca Facebook della Pro Loco di Maenza è stata pubblicata una foto, che se alcuni fa sorridere altri fa riflettere sulla sua opportunità, ma prima ancora sulla sua superficialità e “praticoneria”. Nel giorno in cui nel paese lepino si ricorda solennemente la nascita di Gesù Bambino si dice che Cristo “è nato da una coppia di fatto e con fecondazione assistita” (cit.). 
Il Palazzo Baronale

Al di là della provocazione emerge un dato interessante: l'ignoranza e la superficialità di chi l'ha condivisa dalla pagina “Vento ribelle”. Ma certo! Siamo in un periodo storico nel quale non solo non si sa niente di niente e si parla di tutto (!), Ma soprattutto non si sa un'acca sulla religione e quel poco che si sa risulta distorto e interpretato in chiave umanitario- solidalistica, al di là dei doveri del cristiano e dei diritti di Dio. 

Sappiamo poco o niente ma parliamo di tutto. Ignoriamo la maggior parte delle questioni di cui parliamo e parliamo di cose che non sappiamo. Povera gente! 



La "Loggia dei mercanti"
Una precisazione necessaria, che, non dico, dovrebbe venir fuori da un minimo di catechismo, risulta tuttavia dal senso comune delle notizie che una persona europea, che convive col Cristianesimo (e la cultura da esso derivante) da quasi duemila anni (se togliamo il periodo della prima evangelizzazione degli apostoli e dei loro successori arriviamo al tempo delle persecuzioni; e col calcolo ci siamo quasi) ... Allora: Gesù non nacque da una coppia di fatto. Giuseppe e Maria erano sposati (il matrimonio ebraico ha due momenti: gli sponsali, come il nostro fidanzamento, che per loro era ed è già un matrimonio contratto. Il secondo momento si da con la celebrazione solenne. Ma al momento degli sponsali i contraenti sono già sposati anche se non vanno a vivere insieme. Primo segno di ignoranza (nel senso di non sapere, non me ne voglia questo manipolo di maentini!). 

Il Sindaco di Maenza, Claudio Sperduti, che ne pensa?
Altra questione da evidenziare, perché pare necessario a questo punto, e dopo duemila anni ancora qualcuno non lo sa: il concepimento del Bambinello non è stato assistito. Possiamo crederci o non meno, ma arrivare a una tale banalità (o brutalità come dir si voglia) fa arricciare il naso, poveri. Se anche non vogliamo credere al concepimento verginale (parole grosse!) possiamo almeno capire che duemila anni fa era a dir poco inimmaginabile pensare a una fecondazione artificiale o assistita. Senza poi aggiungere che con questo siamo arrivati alla blasfemia.


Una domanda: ma a che cosa credono quelli che organizzano un evento importante come il Presepe vivente? Ma poi: siamo sicuri che si tratti di un evento legato al Natale del Signore? Mi sembra che ormai da qualche tempo a questa parte con la tendenza a concepire il Natale come un evento culturale e basta siamo giunti a svuotarlo del suo vero significato e a travisarne il contenuto. Tanta gente festeggia il Natale ma se ne impipa del festeggiato. Ci si da un gran da fare per questi eventi “culturali” ma si trascura di andare a visitare colui che fa il compleanno. Non ci siamo proprio! 
Il mitico "Don Buro", C. De Sica

Ecco qua quello che abbiamo fatto con questi eventi che sono solo “culturali”: siamo arrivati all'assurdo! Perché? Ve lo dico subito: perché nel momento in cui vogliamo ricordare la nascita del Bambino ne bestemmiamo il nome e la memoria con queste scritte tutt'altro che sarcastiche o provocatorie. Ma poi: provocatorie per chi? 

Chi vogliono raggiungere questi nostri simpaticoni? Sicuramente le colonne dei giornali e le risate dei lettori. 


Anche stavolta ci sono riusciti … beata la 'gnoranza!

mercoledì 2 dicembre 2015

Natale de 'na vota ... nella poesia e nel ricordo di Elettra Caradonna

Natale 'na vota
era de 'n atra manera: 
ch'era bella chella sera
quando glio ciocco c'arrescallava,
quando nonno c'areccontava
de Giuseppe i de Maria
camminenne pe' la via.
Ci accontentavémo tutti de poco:
'na cica de pano abbruscato aglio foco, 
la cocozza, le mappe fritte,
le pizzetelle i le ficosecche.
Se ci steva gliò capitone
era Natale da signore
i pe' chi 'gni poteva accattà
ci steva 'na schiappa de baccalà.


Non ci steva glio pandoro 
co' lo zucchero pe' 'n cima, 
mamma ci deva glio panettone 
cotto aglio furno de Carlina, 
'na cica de cegnere ci steva 
ma tutto era bono chella sera. 
Glio spumante? I chi te le deva? 
A iecco manco se conosceva, 
ci steva 'n cima aglio tavolino 
sempre 'no fiasco pino de vino.



Mo ci sta gli albero co' le pallette
co' gli fili e le lucette 
allora ci steva 'no presepiuccio 
 gli faceva Giacomuccio
'n cima alla chiesa de Santa Maria
co' Gesù, Giuseppe i Maria
l'erba musca i le casette,
quattro, cinco statuette.
 
'Na cosa ci steva che mo non ci sta:
veneva l'otreca a sonà,
era 'na festa quando arivava,
pe' tutte le casi se sonava.
Quando gli uttri la sentevano
tutti appresso s'arreducevano
pe' glio Cavone, la Macerola,
pe' glio spedale i pe' Santa Nicola, 
pe' 'ndo ivi sentivi sonà 
era Natale che steva arivà.

Gli canti de mo sarao più begli 
ma non so' fatti pe' gli uttaregli. 
Ereno canti de 'n atra manera, 
canti alla bona co' l'alma sincera. 
Babbo Natale? 'Nze conosceva 
non sapavamo manco chi era, 
aspettavamo, zitti zitti, 
la Befana 'n cima agli titti 
che calava pe' glio cammino 
i ci areportava ca' mandarino 
i ci arempieva la cazzetta 
co' na pupa fatta de pezza, 
'no cavaluccio de cartone 
... i tanta cegnere i carbone.
Che befana poverella, 
ma pe' tutti ci steva 'na stella: 
era 'na stella che luccicava 
i dentro glio core t'arrescallava. 
Tutto era bono, tutto era beglio
perchè nasceva glio Bambineglio.


Elettra Caradonna 
Maestra

lunedì 12 ottobre 2015

"Nel Cuore di Antonio". Considerazioni al termine dei festeggiamenti per i 150 anni della Confraternita di Sant'Antonio

Al termine di questi giorni di grazia un inno di lode deve sgorgare dal più profondo del cuore.
Una lode alla Santissima Trinità e al suo servo Sant'Antonio!

Ieri sera un breve percorso ha riaccompagnato il Taumaturgo di Padova a casa sua. In questa settimana abbiamo avuto modo di riflettere sulla nostra storia e sulla storia della nostra bellissima immagine. Abbiamo avuto modo di pensare costantemente all'amore e alla devozione che nutriamo verso questo grande santo.

Abbiamo accolto con gioia e fede le reliquie provenienti da Padova, come pure quei fratelli amici che le accompagnavano.

Abbiamo pregato insieme nella Veglia della sera. Il giorno seguente un momento intimo e commoventissimo.

La visita alle case di riposo con le reliquie ... Antonio è andato a visitare i suoi figli. Quanta devozione, quanto affetto intimo e cordiale! Quelli che il mondo disprezza e allontana Antonio li incontra e li accarezza con la sua mano benedicente. Quanta edificazione da quegli accenti, da quegli sguardi, da quei cuori molestati dalla tristezza. Una preghiera al santo e anche a noi: non ci abbandonate!

Ieri un trionfo, non del tutto inatteso. Una giornata santa e intensa. Messe, confessioni, devozioni, preghiere … un amore vero, caro sant'Antonio! Dopo la Messa del vescovo la solenne Aggregazione della nostra Confraternita all'Arciconfraternita di Padova. Il riconoscimento del lavoro svolto in centocinquant'anni di fede, di devozione, di promozione, di affetto e di protezione da parte del nostro Fratello maggiore. Da adesso nulla sarà più come prima.

Noi ti vogliamo bene, Antonio di Dio! Adesso dal tuo trono di grazie, ove siedi nel cielo, chinati verso i tuoi figli, che vengono nella tua chiesa per chiederti conforto e pace. Su tutti il tuo sguardo, a tutti una parola che riscaldi il cuore, a tutti dona quel Bimbo che stringi fra le braccia.

Non passerà tanto tempo e di nuovo scenderai da quell'altare per tornare tra i tuoi figli.

Dal cielo tu guardi noi. Antonio benedici i figli tuoi!


privernensis

Vi lascio con il trailer del Video con le immagini di quei giorni. Chi lo desidera non esiti a contattarmi (E. O.)

venerdì 14 agosto 2015

Dalle tende di damasco alla porpora del cuore ...

“Iniziò col principiarsi il dì di festa con lo squillo de' sacri bronzi, con lo sparo de' colpi oscuri e de' li mortaretti […]. A sera vi fu l'illuminazione generale e il volo de' palloni aerostatici. All'interno della Basilica tutto parato a festa, drappi di damasco e velluto alle colonne e fra l'una e l'altra festoni di mortella. Nella controfacciata l'arme con li stemmi dell'Ecc.mo Monsignor Vescovo e del Rev.mo Signore Cardinale Protettore”.

Così l'arciprete don Domenico Casconi nella sua “Relatione” sulla festa dell'Assunta dell'anno del Signore 1736. da allora tanto tempo è trascorso e gli inevitabili mutamenti storici e culturali hanno influenzato anche il cerimoniale della nostra festa. Ma la colpa c'è lo stesso: abbiamo mutato gli apparati esterni (riducendoli al minimo, se non proprio eliminandoli del tutto) e con essi abbiamo mutato anche il cuore. Inutile nascondersi il drastico calo di frequenza alle sacre funzioni di questi giorni. Stasera avrà luogo la bella tradizione della processione solenne dell'anno centenario, che vedrà l'immagine santa della “Madonna nostra” recata su un carro parato a festa e trainato dai buoi. Ancora una volta Priverno accoglierà la sua Regina e a lei giurerà amore e fedeltà eterna; neanche i vincoli della morte riusciranno a mutar l'esito della secolare promessa!
Ma come ricordava il buon Canonico don Renato a proposito del giorno di Pasqua: “Queste cose a chi dicono tutto, a chi dicono tanto, a molti qualcosa e ad altri niente”.
Ci troviamo anche noi in questa condizione. Facendo una breve analisi del tenore della nostra vita spirituale e della manifestazione esterna delle nostra devozioni vediamo non solo un certo disinteresse, ma anche una scellerata mancanza di cura e di pietà.

Dove stiamo andando, miei cari amici? Se la Madonna dovesse corrispondere al nostro amore potrebbe dirsi contenta? Oh, attenzione: la Beata Vergine in cielo, ove siede coronata regina incontrastata del cielo e della terra, che estende il suo dominio su ogni cosa creata, visibile o invisibile, presente, passata e futura, non ha certo bisogno della nostra lode e del nostro giubilo! Ella gode della visione beatifica e di una gloria incommensurabile! Siamo noi che abbiamo bisogno della Madonna, della sua protezione, del suo amore, della sua luce sulle nostre vie oscure, della sua mano che deterga le lacrime dei sofferenti e di ognuno di noi che non è esente dai triboli della vita. Siamo noi che abbiamo bisogno! E proprio per questo la Madonna vuole che ricorriamo a lei nelle presenti necessità, specie in questo momento storico dove l'uomo pretende di poter fare a meno di Dio. 
Dove il problema religioso non solo è eluso ma spesso ignorato alla grande. 
Senza Dio l'uomo resta un enigma senza soluzioni. 
E ben venga pure la processione di stasera. Ma l'anima dove sta? Siamo disposti a seguire questa Regina e a sottoporci al suo giogo soave? Siamo disposti a sottometterci al suo amabile governo? Spesso cantiamo che Maria è la Signora di Priverno, ma nella vita siamo ben lontani dal riconoscere, accettare e difendere questa verità. Il lume della fede lo teniamo acceso? Ne preserviamo la fiamma dai venti impetuosi del relativismo, dell'ateismo e dell'indifferentismo religioso? Se oggi venisse a noi una persecuzione in odio alla fede noi che faremmo?
La Madonna difenda i suoi figli!

Quanta pace stamattina in quel piccolo Santuario, quella “Casa della Madonna” che è cara a tutti, dove ognuno ritrova la sua casa e quindi se stesso.
Da metà mattinata la bella Icona bizantina si trova esposta nella chiesa di Mezzagosto in attesa della processione. In quel luogo devoto si alternano rosari a canti fino alla Messa cantata delle 17,00 e dei Vespri solenni subito ad essa successivi. Alle 19,30 ci si preparerà per la processione e la nostra Signora, accompagnata da Mons. Vescovo, dal clero e dal suo popolo farà ritorno trionfale nella sua sede, la nostra Basilica Cattedrale. 

Attendiamo con trepidazione l'evento di stasera e rinnoviamo la nosra preghiera e la nostra fiducia verso Colei che tutto può! 

privernensis



sabato 1 agosto 2015

I giorni di agosto a Priverno sono carichi di luce ...

Carissimi amici, concittadini!

Abbiamo vissuto anche quest'anno la bella esperienza della Notte Bianca il 2 agosto scorso, evento che ha portato in città tanti turisti dalle Province e anche da più lontano ...
Ma il mese di agosto non è solo questo!
Siamo ne "I giorni della Madonna d'Agosto" ...
A molti questo dato non dice niente, ad altri qualcosa, ad altri ancora (a noi) dice una parola: Mamma!
E' il mese della Madre, una Madre tutta particolare: la Madonna d'Agosto, Principalissima Protettrice della città di Priverno, della diocesi e della Valle dell'Amaseno.
Un mese che ci parla di un rapporto tenerissimo e speciale, ci parla di amore, della nostra lunga storia di fede; ci parla della protezione di Maria SSma verso i suoi figli che la invocano con questo dolce titolo. Ci parla di secoli devoti, di volti, di anime, dei nostri avi ... e perchè no, anche dei nostri posteri. Ci interroga, la Mamma, sul futuro e su come noi lo prepariamo col presente, fin da adesso. Che cosa lasceremo ai nostri figli? Una vuota tradizione? Un inutile grido senza cuore? Mai non sia!! Rinnoviamo la nostra fede e rinsaldiamo il legame con Dio e fra di noi. Sinceramente!
Ancora una volta il mese di agosto ci richiama alla nostra storia, ci sprona al rinvigorimento delle nostre radici cristiane e culturali, radici dalle quali attingere nuova linfa, antica e sempre nuova. Momenti di fede e stupore, di tradizioni lungimiranti, che travalicano i secoli e uniscono le generazioni di ieri con quelle di oggi e quelle che verranno domani. Tutte le portano davanti a un altare, al suono festoso delle campane, alla melodia dell'organo, al canto devoto e alla preghiera sincera. L'anno prossimo rivivremo di nuovo l'esperienza dei nostri padri, lo stupore della meraviglia rinnovata del ritrovamento della Venerata Icona della Madonna d'Agosto e la solenne processione con il tradizionale baroccio trainato dai nostri bianchi buoi …

Domenica mattina (3 agosto), con la Messa capitolare delle 11,30 sono iniziati i festeggiamenti. Appena prima della Messa si è esposta solennemente l'icona della nostra Mamma celeste. Da domenica sera è iniziata la novena, con questo programma: la recita del Rosario alle 17,00; la S. Messa alle 17,30 e al termine di questa il canto della “funzione” (Vespro ridotto) e la benedizione.

Bisogna partecipare numerosi!

Si stanno svolgendo gli “incontri di zona”: ieri sera nel Santuario di Mezzagosto, stasera ai Pignatari, domani a S. Lorenzo …

Il giorno 14 avremo la Messa capitolare alle 20,30 e a seguire la Processione, animata dalla Banda cittadina (diretta dal M. Ildo Masi) e al termine della quale vi sarà lo spettacolo pirotecnico (da parte della Ditta “La Girandola” del Sig. Ulderico Brusca).
Il giorno 15 alle 11,30 avremo fra noi il nuovo Vescovo della nostra diocesi, S. E. Mons. Mariano Crociata, che celebrerà la S. Messa pontificale, concelebrata dal clero della città e della diocesi. 
La sera ci sarà la solita festa tradizionale, allietata da un complesso musicale. Verrà “tirata” la tombola al termine della serata. Il giorno seguente celebreremo San Rocco nella Chiesa collegiata …

Un mese impegnativo, ma bello, interessante e carico di significato per chi tenta di accompagnare ai gesti che pone l'adesione sincera del cuore. Molti nostri concittadini lontani faranno ritorno in patria (americani, francesi, tedeschi ... ma anche privernesi trasferitisi in altri posti d'Italia) per unirsi a noi nella lode comune, nell'affetto immutato, nella fede millenaria!


privernensis

venerdì 3 aprile 2015

LA PROCESSIONE DEL VENERDI’ SANTO A PRIVERNO

LA PROCESSIONE DEL VENERDI’ SANTO A PRIVERNO
Fra cultura popolare, storia, tradizione e fede sincera, un evento di sempre

Vexilla Regis prodeunt; fulget Crucis misterium (Avanzano i vessilli del Re; rifulge il mistero di Cristo).
La sera del Venerdì Santo, durante la caratteristica Processione, queste parole (tratte dalla Liturgia del tempo di Passione) risuonavano nella mia mente, ma soprattutto nel mio cuore. Avanzavano davanti alle tantissime persone convenute dinanzi alla Cattedrale i vessilli del mistero di Cristo, i segni della sua gloria, anche se velata dal dolore della Passione.

È caratteristica questa Processione (in dialetto Perdissione) che ogni anno si svolge a Priverno quasi a suggello dei riti della Settimana Santa. Ci è stata tramandata così dal lontano Medioevo e si è svolta sempre per tutti questi anni, tolta una breve parentesi dovuta alla Seconda guerra mondiale. La struttura della Processione attuale si deve al compianto Mons. Emilio Pizzoni, Vescovo delle tre diocesi, che la rese più liturgica e soprattutto più sentita come fatto religioso. Vi pose mano perché, essendo questa un evento di popolo, poteva spesso sfociare in semplici espressioni che potevano alterare il senso di questa devozione, portando anche a disordini oltre che organizzativi pure di sicurezza. È una Processione che nel corso del tempo era stata voluta dal popolo, senza l’intervanto del clero né tantomeno di un professionista per quanto riguarda i canti. Solo per volontà di quel Vescovo si scrissero i testi dei canti popolari. Questo lavoro venne affidato all’organista della Cattedrale, Domenico Di Legge, autore di un volume nel quale li aveva raccolti, intitolato “Canti religiosi popolari, colti dalla voce di gente umile che così esprime i sentimenti della fede”. Questi fu autore anche dell’Agonia sulle Sette Parole di Gesù dalla croce, dell’inno alla Madre di Mezzagosto ...; e morì proprio la sera del Venerdì Santo di undici anni fa, durante la Processione che per tanto tempo aveva curato.

Il rituale è lo stesso da tempi immemorabili. Alle 20,30 in punto l’incensazione del Cristo morto (detto popolarmente, sulla scorta di una parola settecentesca, Cathalètto), mentre per qualche tempo pregano in silenzio dei penitenti di cui diremo più oltre. Si esce sotto il portico del Duomo e con questo gesto silenzioso e solenne si dà inizio alla Sacra Rappresentazione. Sono già disposte in semicerchio le macchine (quadri e statue) che rappresentano grossomodo tutte le stazioni più importanti della Via Crucis. Ognuna di queste macchine ha un canto portato avanti da un gruppo corale per ciascuna, il quale riproporrà lo stesso canto per quattordici fermate prestabilite. Sono l’Orto, la Flagellazione, la Caduta, la Veronica, il Calvario, l’Addolorata, la Pietà e il Cristo morto. Da qualche decennio ne sono state aggiunte di nuove: la Coronazione di spine e il Rinnegamento di Pietro. La Processione e la gestione delle Macchine sono curate dalle Confraternite (Buona morte, Madonna del Suffragio, Madonna della Stella, Sant’Antonio di Padova).

Ogni gruppo corale esegue il canto in piazza e poi nelle varie fermate. Il Cathaletto non ha un canto proprio ed è accompagnato dalla Banda musicale e dai canti popolari delle donne che immediatamente lo seguono.
Solo chi vi partecipa può intendere come sia meraviglioso ascoltare quei canti che si confondono fra di loro, quasi un unico inno a Dio Redentore, nel cuore della notte, nel silenzio rispettoso per la morte del Signore.

Un amore tutto particolare spinge a questi canti, un sentimento che spesso fa sorridere noi moderni, ma che tanto ha da insegnarci sulla devozione e l’amore verso nostro Signore. Abbiamo bisogno di ritornare a quella semplicità esaltata nel Regno dei cieli. La Processione percorre le vie del centro storico; e di tanto in tanto si ode uno stridore di catene. Sono quelle che trascinano, scalzi, quei penitenti che prima abbiamo nominati, detti in dialetto Sacconi. Che sia un retaggio del Medioevo? Sicuramente, ma queste persone, ignote a tutti, ci ricordano il senso di espiazione della sofferenza, unita al Sacrificio di redenzione di Cristo.

Intorno alla mezzanotte si è di nuovo in piazza, per un ultimo saluto a Gesù morto, un saluto all’insegna della speranza della risurrezione. Ci aiutano le parole del bell’inno composto dal Di Legge, Risorgerai, che tutti i cantori intonano all’unisono con la Banda. Un gesto particolarmente significativo: prima del suo rientro in Cattedrale il Cathaletto riceve un omaggio simbolico, ma altamente parlante. L’immagine di Maria Addolorata viene portata avanti, avanza come quel giorno lontano a Gerusalemme, tra la folla che riempie in ogni dove la nostra Piazza, e si inchina riverente al suo Figliuolo. Vedere questo gesto dall’alto della scalinata, visto da come lo vede lo scrivente, ti commuove.

Una devozione lunga secoli mai interrotta. Anche se ora è quasi eclissata dalle Sacre rappresentazioni che vanno facendosi nel circondario Lepino, ha ancora qualche cosa da dire all’uomo di oggi.

Ci parla della fede in un Dio morto e risorto per noi e dell’amore e la pietà devota che circondano la bara di Cristo morto, che fu prima testimone della sua gloriosa risurrezione.

Ci aiuti quello che viviamo ogni anno con devozione e sentita partecipazione a vivere conformi all’immagine di Cristo per partecipare alla sua gloria. Solo così i Vessilli regali che s’avanzano nella notte del mondo potranno risplendere dei bagliori radiosi, sfolgoranti ma non accecanti, del giorno della Risurrezione.

Emanuele Onifade