mercoledì 18 dicembre 2019

Il Presepe ... "de 'na vota". Suggestioni e significati di un rito da riscoprire

Benino è, probabilmente, la figura più importante di tutto il presepe. Secondo la leggenda, l’intera rappresentazione della Natività sarebbe, in realtà, un sogno di questo pastorello dormiente
L’8 dicembre, come da tradizione, gli addobbi natalizi sono usciti dalle soffitte e cantine, e hanno preso vita decorando a festa le case dei napoletani. Oltre al classico albero con luci e decorazioni varie, tra i simboli per eccellenza del Natale, c’è sicuramente il Presepe.
Ma da dove arrivaPRESEPE-NAPOLETANO-4-2 l’antica tradizione del Presepe? I primi a descrivere la Natività furono gli evangelisti Luca e Matteo: nel loro racconto c’è l’immagine di quello che poi nel Medioevo è diventato il “praesepium”, dal latino “mangiatoia”. Il presepe che tutti conosciamo, però, si deve alla volontà di San Francesco d’Assisi. L’idea di far rivivere in uno scenario naturale la nascita di Gesù Bambino, era venuta al Santo d’Assisi nel Natale del 1222, quando a Betlemme ebbe modo di assistere alle funzioni per la nascita di Gesù. Francesco rimase talmente colpito che, tornato in Italia, chiese a Papa Onorio III di poter ripetere le celebrazioni per il Natale successivo. A quei tempi le rappresentazioni sacre non potevano tenersi in chiesa, così il Papa gli permise di celebrare una messa all’aperto. Fu così che, la notte della Vigilia di Natale del 1223, a Greccio, in Umbria, San Francesco allestì il primo presepe vivente della storia: i frati con le fiaccole illuminavano il paesaggio notturno e all’interno di una grotta fu allestita una mangiatoia riempita di paglia con accanto il bue e l’asinello, ma senza la Sacra Famiglia. Il primo presepe con tutti i personaggi risale, invece, al 1283, per opera di Arnolfo di Cambio, scultore di otto statuine lignee che rappresentavano la Natività e i Re Magi. Questo presepio è, oggi, conservato nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Da quel momento la consuetudine di allestire presepi nelle chiese iniziò a diffondersi rapidamente in tutto il Regno di Napoli. Intorno al 1500 nacque la cultura del presepe popolare grazie a S. Gaetano di Thiene il quale diede un decisivo impulso all’ammissione sul presepe anche di personaggi secondari. La nascita del “Figurinaio”, cioè del creatore di statuette, avvenne poi sotto il regno di Carlo III. Nel Seicento gli artisti napoletani diedero alla rappresentazione della Natività una nuova connotazione, introducendo anche scene di vita quotidiana e nuovi personaggi. Ed ecco, quindi, apparire sul presepe le statuette delle popolane, dei venditori di frutta, dei mendicanti, ecc. A partire da questo momento gli artigiani locali incominciarono a sbizzarrirci, dando vita a figure di vario tipo fino a raggiungere l’apice nel Settecento: il presepe napoletano che oggi realizziamo in prossimità delle feste natalizie è ambientato proprio in questo periodo.
A Napolipresepe_napoletano_1 allestire il presepe è un vero e proprio rituale, un momento “magico” che si attende tutto l’anno, e che va condiviso con tutti i componenti della famiglia: ognuno deve dare il suo contributo per la realizzazione. In questa rappresentazione Paradiso e Inferno, Bene e Male, Pagano e Cristiano coesistono. Ogni singola statuina, ogni singolo decoro, ogni luogo nascondono una simbologia, un significato ben preciso che va oltre la semplice raffigurazione della Natività.
Ecco i significati dei luoghi e dei personaggi del presepe napoletano:
I LUOGHI
  • Il paesaggio: rigorosamente di sughero, è montuoso e pieno di sentieri tortuosi, disseminati di pastori che scendono verso la grotta, sempre situata in basso e in primo piano. Questo perché bisogna scendere nelle tenebre (i sentieri tortuosi) prima di raggiungere la luce, cioè la rinascita rappresentata da Gesù Bambino.
  • Il pozzo: rappresenta il collegamento tra la superficie e le acque sotterranee da cui, durante la notte di Natale, possono venir fuori gli spiriti maligni, perché è il momento in cui il Male si scatena prima della nascita del Bene. E’ quindi un simbolo estremamente negativo: rappresenta per alcuni la bocca dell’Inferno, per altri semplicemente l’oscurità in cui ogni uomo può cadere nonostante la salvezza offerta da Dio.pozzo
  • La fontana con la donna: secondo i Vangeli apocrifi, l’arcangelo Gabriele avrebbe annunciato alla Vergine la nascita di cristo vicino a una fontana. Nei racconti popolari campani è sempre vicino alle fontane che avvengono gli incontri amorosi e le apparizioni fantastiche.
  • Il ponte: è un passaggio che conduce “dall’altro lato”, quindi anche nell’al di là, nell’ignoto. Si dice che la notte di Natale sui ponti si facciano incontri terrificanti: una monaca che mostra la testa del proprio amante decapitato, lupi mannari, fantasmi di impiccati, ecc.
  • Il mulino: ha pale che girano come il tempo, un tempo che rinasce la notte di Natale. Produce la farina, bianca come la morte, ma anche simbolo della vita, perchè si usa per fare il pane, cibo universale.
  • Il fiume: rappresenta il tempo (Passato, Presente e Futuro). Inoltre, l’acqua richiama il liquido amniotico, il parto della Madonna, e quindi la nascita della vita.
  • La locanda: abbonda di vivande da consumare durante il pranzo di Natale, che è in realtà un banchetto funebre, visto che si seppellisce il tempo che muore prima di rinascere. Secondo i Vangeli, quando Maria e Giuseppe arrivarono a Betlemme chiesero ospitalità in parecchie locande e taverne, ma vennero scacciati in malo modo. Al tempo della creazione del presepe napoletano, nel XVIII sec., questi luoghi erano ricettacoli di prostituzione e affari illegali, per questo motivo la locanda rappresenta i peccati degli uomini.
I PERSONAGGI
  • I Re Magi: montano cavalli di colori differenti, uno bianco come il sole nascente, uno sauro rossiccio come il sole al tramonto e uno nero come la notte. Simboleggiano il viaggio dell’astro che, come i Magi, inizia il suo cammino a Oriente. Rappresentano le tre fasi del giorno: mattina, mezzogiorno e sera. Quando dopo la notte giungono al cospetto di Cristo, che rappresenta il sole che risorge, i tre Re rappresentano il mondo e il tempo che si ferma per la nascita del figlio di Dio.
  • Le lavandaie: sedute davanti ai secchi mentre lavano i panni, rappresentano le levatrici che accorrono per aiutare la Vergine. Esse stendono panni candidi, che rappresentano la verginità di Maria.
  • La zingara: è un pastore particolare. Se consideriamo la religione non dovrebbe neanche esserci visto che stregoneria o astrologia sono arti osteggiate dalla dottrina cristiana. Eppure anche questo personaggio ha un significato particolare: è allegoria della profezia incarnata dalle Sibille nelle sacre rappresentazioni di un tempo. Secondo la leggenda una sibilla aveva predetto la nascita di Cristo. La zingara del Presepe ha tra le mani dei chiodi che indicano il futuro del piccolo nascituro: la Crocifissione. Un personaggio negativo quindi? Non proprio se consideriamo che è proprio nel supplizio del croce che si realizza la salvezza offerta da Gesù.
  • Il cacciatore e il pescatore: sono due figure legate al fiume. Il pescatore è posto nella parte alta del corso d’acqua con le canna da pesca in mano oppure senza canna, vicino al banco del pesce per la vendita del pescato: rappresenta la vita. Il cacciatore, invece, è posto nella parte alta del corso d’acqua mentre imbraccia un fucile: rappresenta la morte. Insieme simboleggiano il ciclo vita: sono collegati alla dualità del mondo celeste e di quello dell’Ade: pescatore in basso-inferno, cacciatore in alto-mondo celeste. Inoltre la vita eterna e l’ immortalità sono associate spesso alla figura dei pesci: lo stesso Cristo, ai tempi delle persecuzioni ai cristiani, veniva indicato “in codice” con il simbolo di un pesce.presepe na
  • I venditori di cibo: sono sempre dodici, perché sono l’allegoria dei dodici mesi dell’anno. (Gennaio: macellaio o salumiere; Febbraio: venditore di ricotta e di formaggio; Marzo: pollivendolo e venditore di altri uccelli; Aprile: venditore di uova; Maggio: coppia di sposi  con cesto di ciliegie e di frutta; Giugno: panettiere; Luglio: venditore di pomodori; Agosto: venditore di anguria; Settembre: venditore di fichi o seminatore; Ottobre: vinaio o cacciatore; Novembre: venditore di castagne; Dicembre: pescivendolo o pescatore).
  • Benino: posizionato generalmente in un angolino, è, probabilmente, la figura più importante di tutto il presepe. Le leggenda vuole che l’intera rappresentazione sia, in realtà, un sogno di questo pastorello dormiente: una realtà messa in scena anche nella “Cantata dei Pastori”, quando Benino si sveglia e racconta di aver sognato la nascita del Bambin Gesù. La sua posizione esatta sarebbe, quindi, in cima al presepe dal momento che da lui dovrebbe discendere ogni personaggio ed ogni luogo allegorico mostrato. Su un piano più simbolico, invece, rappresenta l’intera umanità, dormiente e pigra di fronte al divino. La nostra specie è in grado di avvicinarsi all’eternità solo nei sogni, quando è inconsapevole e libera dagli schemi logici che la vincolano ai piaceri materiali.
  • Il Pastore della Meraviglia: posizionato in prossimità della Grotta, ha le braccia e la bocca spalancate perché assiste con stupore alla nascita di Gesù. In lui c’è tutta la meraviglia della scoperta del divino, l’incontenibile sorpresa dell’uomo che viene in contatto con qualcosa di immenso. Per alcuni sarebbe lo stesso Benino ‘risvegliato’ nel suo stesso sogno.
  • Ciccibacc ngopp a bott”: è un pagano tra i cristiani. La sua origine è molto antica e risale al culto del vino e alle antiche divinità pagane, come Bacco (dio del vino). Dall’aspetto grosso e dalle guance rosse, nel presepe si presenta spesso davanti alla cantina con un fiasco in mano, oppure è rappresentato seduto che trasporta una carretta piena di botti di vino, preceduto e seguito da un corteo di uomini che con zampogne e pifferi scandiscono gli orgiastici ritmi dionisiaci. La scelta della collocazione di questo personaggio sul Presepe non è casuale, ma sta proprio ad indicare la vicinanza tra il sacro e profano e la sottile linea che li separa, l’eterna lotta tra il bene ed il male.presepe map
  • I Mendicanti, Zoppi e Ciechi: non dovrebbero mai mancare su un presepe. Essi rappresentano le anime del Purgatorio che chiedono preghiere ai vivi. Nelle festività, specialmente a Natale, nessuno dovrebbe dimenticare una preghiera per le “anime pezzentelle”.
  • Pastori e Pecore: rappresentano il “gregge” dei fedeli che incontra Dio grazie alla guida avveduta dei pastori, i sacerdoti. Qui il richiamo anche al re Davide, Re Pastore, che è figura di Cristo che sarà un re particolare: pascerà il suo popolo con amore e fermezza per condurlo ai verdi pascoli del Paradiso.
  • Bue e Asinello: secondo la tradizione il bue e l’asinello riscaldarono con il loro fiato la mangiatoia in cui venne riposto Gesù. Simbolicamente rappresentano invece il Bene (bue) e il Male (asino). Non sono due forze in contrasto, ma bilanciate fra di loro danno ordine al mondo intero: rappresentano l’equilibrio perfetto.
Un simbolismo molto bello, evocativo … come la tradizione napoletana.
da: B. Fiorillo, “Presepe Napoletano, le origini e il significato di tutti i personaggi”.
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martedì 9 agosto 2016

GRANDE SUCCESSO PER LA PRIMA EDIZIONE DELLO STREET ART FESTIVAL A PRIVERNO (LT)...

Grandissimo successo e comprensibile soddisfazione da parte degli organizzatori per la prima edizione di Priverno Street Festival. Un fiume di gente ha popolato, visitato e apprezzato il centro storico della bella Priverno nella notte tra il 6 e il 7 agosto scorso. Le impressioni e gli apprezzamenti dei cittadini e di tutti gli intervenuti anche da fuori sono unanimi e concordi. Molte di esse possono riscontrarsi nei messaggi e nei commenti ai post degli organizzatori. La loro fatica e i loro sacrifici possiamo dire siano stati ben ripagati.

Dalla pagina social:
"È stata veramente dura, ma il traguardo è stato raggiunto. Non ci sono altre parole per descrivere la serata: UN SUCCESSONE. Perciò ringraziamo tutte le associazioni che si sono esibite, gli artisti di strada, le band musicali, i nostri immancabili collaboratori ma soprattutto le migliaia e migliaia di persone che fiduciosi della riuscita del nostro primo evento si sono presentate e sono rimaste con noi per l'intera serata. Grandissima soddisfazione è stato vedere tantissimi giovani privernati che per un sabato di agosto non sono usciti dalla propria città, ma sono rimasti a ballare in una splendida discoteca all'aperto presso piazza del comune. Tutto ciò è stata la dimostrazione che un gruppo di ragazzi ventenni con tanta voglia di fare e tanto amore per la propria città, può fare molto ed i risultati li abbiamo visti sabato sera! Grazie a tutti.😊
Questo però è stato solo l'inizio, infatti presto inizieremo a lavorare su dei progetti futuri per la nostra città d'arte: Priverno.
Ad Maiora!😉
"... ...


I complimenti della nostra redazione e dei cittadini di Priverno! Per sempre più grandi eventi e soddisfazioni!!

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giovedì 4 agosto 2016

PRIVERNO STREET ART FESTIVAL 2016 ... Occasione presente e investimento futuro

PRIVERNO STREET ART FESTIVAL 2016

Occasione presente e investimento futuro


Manca qualche giorno a una delle manifestazioni centrali dell'Estate privernate, dopo il Palio del Tributo e prima di Ferragosto. Priverno Street Art vede la luce nella sua prima edizione.

Abbiamo chiesto lumi agli organizzatori dell'evento, i quali prontamente con la loro solita cortesia ci hanno fatto pervenire la locandina e il comunicato stampa. In questo testo breve e preciso si espongono le motivazioni e gli auspici di quello che può essere definito un evento sui generis per le nostre abitudini. Una vetrina per il nostro stupendo Centro storico e un investimento per il futuro, una sfida da raccogliere per trasformare il mortorio di sempre in una proposta turistica coraggiosa ma dalle prospettive entusiasmanti.

Alle domande dei curiosi e al ciglio degli scettici risponderà il testo che proponiamo. 

Come ci auguriamo un grandissimo successo, che porti anche più grandi e più importanti soddisfazioni!


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privernensis































lunedì 27 giugno 2016

IL RESTAURO DEL SAN MICHELE ARCANGELO PER OPERA DI MARIO SALVATORI

Pubblichiamo volentieri un ulteriore contributo al ripristino e all'incremento 
del patrimonio artistico dei Monti Lepini. 

Al carissimo Mario Salvatori l'augurio di sempre più grandi riconoscimenti e successi da parte di tutta la Redazione e dei lettori!


LA CONFRATERNITA DEL SACRO CUORE DI GESU’ DI SEZZE,
PROMOTRICE DI FEDE, DI CARITA’ E DI MISERICORDIA
E TUTRICE DEI BENI DELL’ARTE SACRA MUSICALE E PITTORICA


Sabato 4 giugno a Sezze, dalle ore 17.30 alle ore 19.30, per iniziativa della Confraternita del Sacro Cuore di Gesù, detta dei “Sacconi”, con l’attuale Priore Avvocato Sinuhe Luccone, è stata festeggiata la ricorrenza del Sacro Cuore di Gesù, presso la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, già dei Gesuiti.

E’ stata una suggestiva occasione per i tantissimi fedeli presenti, partecipare alla celebrazione della Santa Messa, officiata da Padre Giorgio Montagna dell’Istituto del Verbo Incarnato e resa ancora più solenne dagli armoniosi canti religiosi della Corale di San Carlo da Sezze, diretta dal Maestro Bruno Sosciaassistere alla benedizione e alla consegna della Croce, ai due Confratelli Pietro del Duca e Giuseppe Luccone dopo l’anno di noviziato e alla Vestizione di un terzo Confratello, Alessandro Mercuri, che è entrato a far parte della Confraternita del Sacro Cuore di Gesù;
ascoltare i saluti e i sentiti ringraziamenti rivolti a tutti i presenti, a nome della Comunità di Sezze, dal Dott. Ernesto di Pàstina;
scoprire e rivivere insieme la bellezza del quadro di San Michele Arcangelo, restaurato dal bravo Maestro Mario Salvatori di Priverno, su incarico della Confraternita del Sacro Cuore di Gesù.



Dopo la bellissima omelia di Padre Giorgio Montagna, è stata questa l’occasione per ll Priore della Confraternita del Sacro Cuore di Gesù, Avvocato Sinuhe Luccone, fornire ai presenti notizie storiche sulla Confraternita stessa, fondata nel 1745 dal celebre predicatore francescano San Leonardo di Porto Maurizio (1676-1751), durante una missione popolare tenuta a Sezze; di particolare importanza è stata anche la donazione da parte della Signora Cassoni Rosa (illustre famiglia setina) della Bolla di aggregazione della Confraternita del Sacro Cuore di Gesù  ad una Congregazione di S. Paolo Apostolo a Roma del 1865 alla chiesa di S. Maria della Pace, fino ad ora custodita dal padre appartenente anch’egli alla Confraternita dei Sacconi di Sezze.

A portare i saluti della Città di Sezze è stato il Dott. Ernesto di Pàstina, che ha rivolto parole di singolare apprezzamento a tutte le istituzioni presenti, in particolare all’attento ed emozionato Maestro Mario Salvatori, esaltandone la serietà e la rara capacità professionale di restauratore, ragioni per cui la Chiesa e la Comunità di Sezze gli hanno affidato importanti e difficili incarichi lavorativi; il Maestro, conosciuto meritatamente da tutti come figlio d’arte, non solo perché suo padre Renato è stato un raffinato sarto e lo zio, Liso Marroni, pittore e scultore, ma perché ha conseguito con passione e dedizione la maturità artistica presso l’Istituto Statale d’Arte di Priverno ed ha affinato le sue competenze nel campo del restauro e conservazione di beni artistici, presso lo studio romano del Professor  Everardo Pavia.

Si può dire, pertanto, che Mario Salvatori è nato e vissuto in mezzo all’arte, che la porta nel sangue e l’ha messa a disposizione, con l’umiltà che lo distingue, di un vastissimo pubblico, che non smetterà  mai di meravigliarsi davanti ad una sua opera restaurata. Egli è stato accolto al microfono con un caloroso e lungo applauso, scandito da tutti i presenti, in segno di stima, riconoscenza e ringraziamento anche per i restauri già eseguiti, su incarico della stessa Confraternita, su altre opere conservate nella Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, tra le quali ricordiamo: Il Sacro Cuore, il Calvario e Ss. Cosma e Damiano, sempre  del Turchi.

Proprio in questa cornice di festa, si è respirato un’aria di attesa, per vedere da vicino i risultati del restauro del Maestro Mario Salvatori sulla  tela di San Michele Arcangelo. Su disposizione del Restauratore, le luci del presbiterio e del transetto, venivano ridotte di intensità per far emergere progressivamente, dalla penombra alla luce, la mistica scena di San Michele Arcangelo in atto di trafiggere con un dardo il già soggiogato demonio. Infatti, tolto il drappo, il pubblico, colpito dal singolare risultato del restauro, durato ben due anni, si è alzato in piedi e ha regalato al Maestro Mario Salvatori un lungo, affettuoso e meritato applauso; egli ha subito spiegato che il dipinto, cm. 185x125, è del pittore Giuseppe Turchi, (Sezze 1840-Singapore 1895). 

La tela era stata incollata irreversibilmente a delle assi di legno, imbarcate e sconnesse, che gli agenti atmosferici e l’azione devastante degli insetti xilofagi avevano reso irrecuperabili, provocando al dipinto numerosi strappi e cadute di colore.
L’accurata operazione di pulitura ha fatto riemergere in tutta la sua bellezza la preziosissima gamma cromatica del dipinto, ricco di giochi prospettici chiaroscurali, che ricordano in alcuni tratti la maniera Caravaggesca, con la corazza di un blu lapislazzuli, il mantello di rosso cinabro e lacca di garanza. Al termine della spiegazione delle fasi di restauro un rinnovato applauso da parte dei presenti ha salutato Mario Salvatori, seguito dalla benedizione del quadro di San Michele Arcangelo, da parte di Padre Giorgio Montagna.

S. B.
                                                



                                                            


 

        
              
        




domenica 5 giugno 2016

Il restauro del “San Michele Arcangelo” del pittore setino Giuseppe Turchi ad opera del nostro Mario Salvatori ...

Abbiamo ricevuto e volentieri pubblichiamo la segnalazione di un ulteriore importante contributo alla valorizzazione del patrimonio storico.artistico del nostro territorio.

Torna a risplendere nella chiesa di San Pietro di Sezze, dopo un lungo e delicatissimo intervento di restauro durato circa due anni, la mirabile tela del XIX Sec. raffigurante “San Michele Arcangelo” del pittore setino Giuseppe Turchi



E' la quarta opera del pittore setino fatta restaurare a cura della Confraternita del Sacro
Cuore di Gesù detta dei "Sacconi di Sezze", dopo la tela del Sacro Cuore di Gesù, il
Calvario e la tela dei Ss. Cosma e Damiano.
La tela in origine era posizionata nel soffitto della vicina chiesa di San Michele Arcangelo e fu fatta rimuovere e ricollocare all'interno della chiesa di San Pietro ad opera di Don Vincenzo Venditti.
Il Turchi per la composizione pittorica si è ispirato all’omonima opera di Ludovico Gimignani conservata nella chiesa di Sant'Andrea delle fratte a Roma.
Le operazioni di restauro conservativo dell’opera sono state molto complicate, come ci spiega il restauratore Mario Salvatori, in quanto il Turchi ha usato per dipingere San Michele una sottilissima tela formata da due lembi di lino cuciti longitudinalmente che erano stati incollati irreversibilmente, (in un precedente e mal riuscito restauro), a delle assi di legno imbarcate e sconnesse che gli agenti atmosferici e l’azione devastante degli insetti xilofagi avevano reso irrecuperabili.


Si è proceduto quindi alla rimozione delle tavole tramite l’azione meccanica di una fresatrice a pantografo fino ad arrivare al retro del delicatissimo dipinto.
La tela così liberata dal fatiscente supporto ligneo è stata foderata su una tela di lino purissimo e rimontata su un telaio di legno ad espansione.

L’accurata operazione di pulitura ha fatto riemergere in tutta la sua bellezza la preziosissima gamma cromatica del dipinto ricco di giochi prospettici chiaroscurali che ricordano in alcuni tratti la maniera Caravaggesca, con la corazza di un blu lapislazzuli e il mantello di un rosso cinabro e lacca di garanza, colori a quel tempo costosissimi, che fanno intuire la ricca ed importante committenza di chi ordinò l’opera.

Si ringrazia il restauratore Mario Salvatori per la sua valente e squisita maestrìa e quanti hanno permesso, con il loro prezioso contributo, il restauro di questa importante opera.


Per ulteriori informazioni dal sito Setino.it

domenica 27 dicembre 2015

Da Mussolini al Presepe vivente ... Piccole cronache di piccola gente

Panorama di Maenza (Lt)
Ancora una volta i nostri amici di Maenza dimostrano uno spiccato senso dell'umorismo. 
O meglio suscitano ilarità da parte di tutti coloro che si trovano a dover leggere le recenti questioni portate agli occhi della cronaca.

Dopo il fantomatico ritiro della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini (con ottant'anni di ritardo e soprattutto a un morto di cui probabilmente ormai non resta neanche la polvere!), Gesto simbolico, non c'è dubbio, che vuole dare un segnale forte ma anacronistico e a mio giudizio insensato. 
La Nazione ha sorriso e qualcuno ne ha parlato. Non entro nel merito. 

Benito Mussolini, il cittadino defenestrato ...
Un'altra questione ha suscitato in me non poco sgomento. Il giorno stesso nel quale a Maenza si svolge il presepe vivente, una bella iniziativa che potrebbe dare lustro a uno dei più caratteristici centri storici del Lazio meridionale, sulla bacheca Facebook della Pro Loco di Maenza è stata pubblicata una foto, che se alcuni fa sorridere altri fa riflettere sulla sua opportunità, ma prima ancora sulla sua superficialità e “praticoneria”. Nel giorno in cui nel paese lepino si ricorda solennemente la nascita di Gesù Bambino si dice che Cristo “è nato da una coppia di fatto e con fecondazione assistita” (cit.). 
Il Palazzo Baronale

Al di là della provocazione emerge un dato interessante: l'ignoranza e la superficialità di chi l'ha condivisa dalla pagina “Vento ribelle”. Ma certo! Siamo in un periodo storico nel quale non solo non si sa niente di niente e si parla di tutto (!), Ma soprattutto non si sa un'acca sulla religione e quel poco che si sa risulta distorto e interpretato in chiave umanitario- solidalistica, al di là dei doveri del cristiano e dei diritti di Dio. 

Sappiamo poco o niente ma parliamo di tutto. Ignoriamo la maggior parte delle questioni di cui parliamo e parliamo di cose che non sappiamo. Povera gente! 



La "Loggia dei mercanti"
Una precisazione necessaria, che, non dico, dovrebbe venir fuori da un minimo di catechismo, risulta tuttavia dal senso comune delle notizie che una persona europea, che convive col Cristianesimo (e la cultura da esso derivante) da quasi duemila anni (se togliamo il periodo della prima evangelizzazione degli apostoli e dei loro successori arriviamo al tempo delle persecuzioni; e col calcolo ci siamo quasi) ... Allora: Gesù non nacque da una coppia di fatto. Giuseppe e Maria erano sposati (il matrimonio ebraico ha due momenti: gli sponsali, come il nostro fidanzamento, che per loro era ed è già un matrimonio contratto. Il secondo momento si da con la celebrazione solenne. Ma al momento degli sponsali i contraenti sono già sposati anche se non vanno a vivere insieme. Primo segno di ignoranza (nel senso di non sapere, non me ne voglia questo manipolo di maentini!). 

Il Sindaco di Maenza, Claudio Sperduti, che ne pensa?
Altra questione da evidenziare, perché pare necessario a questo punto, e dopo duemila anni ancora qualcuno non lo sa: il concepimento del Bambinello non è stato assistito. Possiamo crederci o non meno, ma arrivare a una tale banalità (o brutalità come dir si voglia) fa arricciare il naso, poveri. Se anche non vogliamo credere al concepimento verginale (parole grosse!) possiamo almeno capire che duemila anni fa era a dir poco inimmaginabile pensare a una fecondazione artificiale o assistita. Senza poi aggiungere che con questo siamo arrivati alla blasfemia.


Una domanda: ma a che cosa credono quelli che organizzano un evento importante come il Presepe vivente? Ma poi: siamo sicuri che si tratti di un evento legato al Natale del Signore? Mi sembra che ormai da qualche tempo a questa parte con la tendenza a concepire il Natale come un evento culturale e basta siamo giunti a svuotarlo del suo vero significato e a travisarne il contenuto. Tanta gente festeggia il Natale ma se ne impipa del festeggiato. Ci si da un gran da fare per questi eventi “culturali” ma si trascura di andare a visitare colui che fa il compleanno. Non ci siamo proprio! 
Il mitico "Don Buro", C. De Sica

Ecco qua quello che abbiamo fatto con questi eventi che sono solo “culturali”: siamo arrivati all'assurdo! Perché? Ve lo dico subito: perché nel momento in cui vogliamo ricordare la nascita del Bambino ne bestemmiamo il nome e la memoria con queste scritte tutt'altro che sarcastiche o provocatorie. Ma poi: provocatorie per chi? 

Chi vogliono raggiungere questi nostri simpaticoni? Sicuramente le colonne dei giornali e le risate dei lettori. 


Anche stavolta ci sono riusciti … beata la 'gnoranza!

mercoledì 2 dicembre 2015

Natale de 'na vota ... nella poesia e nel ricordo di Elettra Caradonna

Natale 'na vota
era de 'n atra manera: 
ch'era bella chella sera
quando glio ciocco c'arrescallava,
quando nonno c'areccontava
de Giuseppe i de Maria
camminenne pe' la via.
Ci accontentavémo tutti de poco:
'na cica de pano abbruscato aglio foco, 
la cocozza, le mappe fritte,
le pizzetelle i le ficosecche.
Se ci steva gliò capitone
era Natale da signore
i pe' chi 'gni poteva accattà
ci steva 'na schiappa de baccalà.


Non ci steva glio pandoro 
co' lo zucchero pe' 'n cima, 
mamma ci deva glio panettone 
cotto aglio furno de Carlina, 
'na cica de cegnere ci steva 
ma tutto era bono chella sera. 
Glio spumante? I chi te le deva? 
A iecco manco se conosceva, 
ci steva 'n cima aglio tavolino 
sempre 'no fiasco pino de vino.



Mo ci sta gli albero co' le pallette
co' gli fili e le lucette 
allora ci steva 'no presepiuccio 
 gli faceva Giacomuccio
'n cima alla chiesa de Santa Maria
co' Gesù, Giuseppe i Maria
l'erba musca i le casette,
quattro, cinco statuette.
 
'Na cosa ci steva che mo non ci sta:
veneva l'otreca a sonà,
era 'na festa quando arivava,
pe' tutte le casi se sonava.
Quando gli uttri la sentevano
tutti appresso s'arreducevano
pe' glio Cavone, la Macerola,
pe' glio spedale i pe' Santa Nicola, 
pe' 'ndo ivi sentivi sonà 
era Natale che steva arivà.

Gli canti de mo sarao più begli 
ma non so' fatti pe' gli uttaregli. 
Ereno canti de 'n atra manera, 
canti alla bona co' l'alma sincera. 
Babbo Natale? 'Nze conosceva 
non sapavamo manco chi era, 
aspettavamo, zitti zitti, 
la Befana 'n cima agli titti 
che calava pe' glio cammino 
i ci areportava ca' mandarino 
i ci arempieva la cazzetta 
co' na pupa fatta de pezza, 
'no cavaluccio de cartone 
... i tanta cegnere i carbone.
Che befana poverella, 
ma pe' tutti ci steva 'na stella: 
era 'na stella che luccicava 
i dentro glio core t'arrescallava. 
Tutto era bono, tutto era beglio
perchè nasceva glio Bambineglio.


Elettra Caradonna 
Maestra